Gestione del rischio di greenwashing nell’asset management

Nel settore dell’asset management i rischi ambientali, sociali e di conduzione (ESG) giocano un ruolo critico: possono infatti avere un impatto negativo sul valore di uno strumento finanziario, causando una diminuzione della redditività.

 

Di Helen Tschümperlin Moggi
Responsabile dell’Area Finanza, Centro Studi Villla Negroni 

 

Negli ultimi anni la domanda di prodotti e servizi finanziari sostenibili è aumentata considerevolmente: con una quota di mercato pari al 52%, nel 2020 i fondi c.d. “sostenibili” hanno superato per la prima volta gli investimenti collettivi di capitale privi di riferimento alla sostenibilità.

In questo contesto, aumenta il pericolo che gli investitori vengano ingannati, in modo intenzionale o meno, in merito alla sostenibilità di prodotti e/o servizi finanziari (il c.d. greenwashing). Nell’ambito della distribuzione di prodotti e servizi finanziari la FINMA ha difatti constatato che spesso gli offerenti fanno promesse vaghe, se non addirittura fuorvianti, riguardo alla sostenibilità dei propri prodotti.

Nel settore dell’asset management il rischio di greenwashing può avvenire lungo tutta la catena del valore che include l’organizzazione (entity level), il prodotto (product level) e la distribuzione (point of sale).

A livello della organizzazione, possono avvenire fenomeni di greenwashing quando mancano processi di investimento consolidati oppure il controlling, il risk management o l’analisi dei dati ESG non sono adeguati. Per promuovere la gestione patrimoniale sostenibile e dimostrare che le promesse visibili nei documenti di marketing siano supportate dalle pratiche aziendali, l’Asset Management Association (AMAS) e la Swiss Sustainable Finance (SSF) hanno sviluppato delle raccomandazioni sulla gestione patrimoniale sostenibile che aiutano i gestori patrimoniali a integrare la sostenibilità nei loro prodotti e servizi[1]. A livello strategico, il management delle società di investimento deve creare un solido quadro di governance interno per i rischi ESG e verificare che vi sia un’adeguata supervisione e responsabilità su tali rischi a livello aziendale. Si suggerisce anche di includere una descrizione delle risorse e degli strumenti utilizzati per tutti i processi di identificazione e gestione dei rischi ESG.

A livello del prodotto, avvengono fenomeni di greenwashing quando le pratiche di sostenibilità o le caratteristiche di un prodotto di investimento sono descritte in modo poco trasparente oppure errato. Per prevenire i rischi di greenwashing sul piano del prodotto, l’AMAS e la SSF suggeriscono le condizioni minime che un prodotto deve rispettare[2], fornendo anche una visione complessiva sulla capacità dei diversi approcci di sostenibilità di soddisfare gli obiettivi dei clienti.

A livello del point of sale, si parla di greenwashing quando nel processo di consulenza vengono date informazioni erronee o lacunose in merito alla sostenibilità dei prodotti. La Swiss Bankers Association (SBA) ha definito delle linee guida per l’integrazione dei criteri ESG nel processo di consulenza per i clienti privati[3]. Sostanzialmente il consulente deve essere in grado di comprendere quali sono gli obiettivi del cliente in termini di sostenibilità, affinché le relative aspettative collimino con le caratteristiche effettive dell’investimento patrimoniale. Gli obiettivi dei clienti sono eterogenei e coprono varie dimensioni: il raggiungimento di un miglior rendimento corretto per il rischio, l’eventuale ottenimento di un impatto positivo e/o l’allineamento con i propri valori morali.

Da quanto descritto si può evincere quanto le sfide siano numerose, anche per la mancanza di una definizione universalmente valida di “investimento finanziario sostenibile”. Inoltre, le basi scientifiche sugli impatti delle diverse strategie di investimento sulla sostenibilità non sono ancora solide. È tuttavia chiaro che i professionisti attivi nella gestione patrimoniale e nella consulenza finanziaria siano interessati a diminuire i rischi di greenwashing, contribuendo a prevenire il verificarsi di rischi reputazionali che potrebbero nuocere gravemente a tutta la piazza finanziaria elvetica. La formazione continua specialistica è un valido ausilio per dare consapevolezza riguardo a questo rischio e a qualificare i professionisti del settore nelle loro competenze.

 

Biografia

Helen Tschümperlin Moggi è responsabile dell’Area Finanza presso il Centro Studi Villla Negroni, dove svolge attività di docenza e di ideazione di corsi in ambito bancario e finanziario rivolti ai professionisti della piazza finanziaria ticinese. In questo contesto, è co-direttrice del CAS “Risk Management in Banking and Asset Management” e del “CAS Wealth Management and Sustainability” organizzati insieme alla Università della Svizzera italiana. È membro del Workgroup “Education” della Swiss Sustainable Finance ed è docente per la SUPSI all’interno del bachelor di Economia Aziendale.

 

[1] Asset Management sostenibile: messaggi chiave e raccomandazioni di SFAMA e SSF, 16 giugno 2020.

[2] Asset Management Association, Swiss Sustainable Finance, Recommendation on Transparency and minimum requirements for sustainable investment approaches and products, Dicembre 2021.

[3] SwissBanking, Leitfaden für den Einbezug von ESG-Kriterien in den Beratungsprozess für Privatkunden, giugno 2020.